ANALISI / La fine dei “Raggi magici”?

RaggiLa divinazione romana dei Cinquestelle, sospinti in Campidoglio dal voto di buona parte di cittadini-elettori esasperati da una città allo sbando e stritolata da Mafia Capitale, è stata accompagnata da un diktat perentorio: discontinuità con il passato. Basta, insomma, anche con il minimo ricordo del buonista Veltroni o dell’Alemanno dai tanti amici o del marziano Marino. Novità, per favore. Positive, ovviamente. Voltare radicalmente pagina, please.

Qualcuno ha detto, forse non a torto, che ai Cinquestelle sarebbe bastato mettere qualsiasi persona, anche un semplice passante, contro la destra e la sinistra per vincere le elezioni amministrative romane.

La stessa cosa è successa nei Municipi. Tutti a casa i vecchi democratici, ad esclusione del primo e del secondo Municipio, quelli in cui abita soprattutto la classe dirigente della città, cioè la Casta della conservazione. Nel VII Municipio, invece, la pentastellata Monica Lozzi è stata chiamata a cancellare la lunghissima ed esasperante stagione di Susi Fantino.

Oggi, a pochi mesi da quell’investitura, la città appare sempre più allo sbando. Ma soprattutto non assiste ad una minima svolta. La situazione dei mezzi pubblici, ad esempio, sembra addirittura ulteriormente peggiorata. Anche un’ora per attendere un 85 o un 649. I cassonetti, specie quelli della carta, ogni tanto tornano ad offrire spettacoli indecorosi. Le strisce pedonali in molte zone sono un pallido ricordo. Ma è l’intera macchina amministrativa ad apparire ingessata.

Nel VII Municipio la Lozzi per molti cittadini appare come un’entità misteriosa: anche qui la continuità emerge nel peso di tanti Comitati di quartiere (ma quanti cittadini realmente rappresentano queste sigle?), diventati una sorta di punto di riferimento di un’amministrazione che sembra non sapere da dove cominciare. Continuità confermata, insomma: solo per citare l’ultima chicca, non è forse nel segno della linearità con il passato la scelta di ripristinare (riesumare?) la pista del ghiaccio a piazza dei Re di Roma. Ma davvero ce n’era bisogno? Tra le tante ipotesi per cui ci ritrovammo la pavimentazione di piazza dei Re di Roma completamente disastrata non ci fu anche quella della pista di ghiaccio? Non sarebbe stato più in linea con il periodo assicurare un semplice e aggregativi mercatino di Natale?

Eppure basterebbe poco per dare segnali tangibili di discontinuità: scegliere persone nuove – quelle giovani e in gamba non mancano – per gestire le situazioni più complesse e mettere su vere e proprie task force per ripulire strade e muri, creare corsie preferenziali per gli autobus, assicurare una reale manutenzione del verde, moltiplicare le aiuole, migliorare la qualità generale della vita in una città come Roma. E invece? Tutto come prima, se non peggio di prima.

Beppe Grillo forse l’aveva capito da tempo che la scelta di Virginia Raggi non è stata delle più felici. Dopo i tanti flop nella scelta di assessori e consulenti, gli ha dato ragione anche l’arresto di Raffaele Marra, da ieri in carcere per corruzione, sorta di amara ciliegina sulla torta. Siamo all’ennesimo smbolo della peggiore continuità con il passato. Ora Grillo vorrebbe allontanare anche il vicesindaco Daniele Frongia e Salvatore Romeo, capo della segreteria personale di Raggi, il dipendente comunale promosso con un giro di nomine su cui indaga la procura.

Roberto Saviano ha scritto sulla sua pagina Facebook che la Raggi “ha legato il suo destino a quello di Raffaele Marra, perché lo ha difeso strenuamente quando si faceva notare l’imbarazzante continuità con le esperienze amministrative precedenti”. Del resto sarebbe bastato leggere il curriculum di Marra per scoprire, come riporta il Corriere della Sera, che nel 2006 Marra andò all’Unione nazionale incremento razze equine (Unire) a dirigere la sezione galoppo proprio mentre il segretario dell’Unire era tal Franco Panzironi, ex braccio destro all’Ama di Alemanno. Poi dal 2008 in Campidoglio con Alemanno, prima direttore del Dipartimento patrimonio e casa, poi dell’Ufficio per le politiche abitative. Quindi, nel 2010, consulente economico del direttore generale della Rai, sotto il governo Berlusconi. Nel 2011 a capo della Direzione personale, demanio e patrimonio della Regione Lazio, con la giunta Polverini. Questo sarebbe il nuovo? Questa sarebbe la gente estranea alla politica?

Se si tornasse a votare, dopo questa fase di spossata sopravvivenza, con i Cinquestelle che stanno deludendo, quanto assenteismo si registrerebbe?