All’Anagnina, per scoprire la firma genetica dell’assassino

Tredicimila tracce invisibili raccolte sulla scena del crimine da Ris e Polizia scientifica, codificate in lettere e numeri, in attesa di essere associate a un nome: quello del colpevole.

Ogni assassino, si sa, ha una firma genetica, il suo Dna. Negli archivi genetici di Roma-Anagnina, si va a caccia di assassini. Il “tesoro” delle identità nascoste è all’interno della Banca dati Nazionale del Dna, il caveau delle forze dell’ordine, inserito nel complesso delle Direzioni Interforze Anticrimine nel quartiere Anagnina, zona Tuscolana.

A visitarlo, in anteprima, è stato “IL”, il supplemento maschile del quotidiano Il Sole 24 Ore, uscito oggi 31 maggio.

Nell’archivio dell’Anagnina, aperto in anteprima e per la prima volta al giornale, sono custodite 13mila tracce ancora in cerca di identità. Numeri e lettere che aspettano di essere associati ad un nome, impronte genetiche di possibili killer, stupratori, rapinatori ancora da trovare.

Ma come vengono codificati questi Dna? Con chi confrontano i profili? Quanti profili? Quanti sono stati identificati? Chi e quanti sono i laboratori accreditati per le analisi? Quanti biologi e informatici se ne occupano? Come viene catalogato l’ignoto nella banca dati?

Tante sono le domande e su “IL” l’articolo a firma di Raffaella Calandra in Storiacce trova le risposte.  Un reportage affascinante fra le mura della banca dati nazionale del Dna.