Inghilterra, lezioni di follia: firme per rivotare…

BREXIT

“Uso irresponsabile del voto”. E’ uno dei titoli apparsi sui giornali italiani dopo il referendum del Regno Unito sulla cosiddetta “Brexit”. Un voto definito – con scarso senso dell’imparzialità – addirittura “drammatico” dai corrispondenti a Londra delle televisioni italiane, ad iniziare dalla giornalista Gabriella Caimi de La7.

Al di là degli effetti della scelta dei britannici nelle urne e della nostra posizione su quel voto, occorre prendere atto che a trionfare è stata comunque la democrazia. Hanno votato oltre 33 milioni di cittadini, pari al 72,2 per cento dell’elettorato, percentuali che di questi tempi sono merce rara. E, al di là della voglia di indipendenza reale, hanno votato– certamente “di pancia” – soprattutto contro un’immigrazione senza controllo (e intorno a cui si muovono tanti interessi economici alla faccia di quei poveretti che cercano solo un futuro migliore, come abbiamo visto anche in Italia), contro una globalizzazione sempre più sprezzante, contro mercati omologanti (vedi Ttip), contro le élite e le burocrazie asfissianti, contro un’Europa capace solo di “imporre”.

Stupisce, quindi, anche questa raccolta di firme per rifare il referendum. E’ come se, dopo la vittoria nazionale del Pd o dei Cinque Stelle a Roma, gli sconfitti chiedessero di rivoltare a suon di raccolta di firme. Atteggiamento a dir poco schizofrenico, oltre che paradossale.

Tutto ciò, ironia della sorte, rafforza la convinzione che intorno a questa Europa ci siano “poteri” non proprio democratici, capaci – e in questo caso incapaci di fronte alla sovranità nazionale – di orientare l’opinione pubblica e i giochi di potere a proprio piacimento. Di fare marketing cinico e propaganda al di là di ogni rispetto per l’autonomia dei territori. Quegli stessi “superpoteri” liquidi che stanno spingendo sempre più cittadini comunitari a volersi disfare di questo mostro burocratico messo su soprattutto da connivenze con le banche e con la finanza, profanando l’idea originaria di Europa.

Quali conseguenze concrete avrà questa decisione? Ancora se ne sa poco, a cominciare dagli stessi tempi del divorzio da Bruxelles. Le sole conseguenze palpabili, che mirano a rendere davvero drammatica la situazione, sono quelle attuate dalla finanza internazionale, indebolendo i mercati, facendo crollare le Borse, rialzando le spread. E se, alla lunga, avessero invece ragione gli implacabili Inglesi, vincitori di tutte le guerre, fieri difensori della propria leadership, nazionalisti come pochi nel mondo?