Via Carlo Felice: Palazzo Bankitalia occupato, crepe, segnalazioni e pericoli

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È occupato dal 2004 il palazzo al civico 69 di viale Carlo Felice, vicino alle basiliche di San Giovanni in Laterano e Santa Croce in Gerusalemme. L’edificio in stile umbertino, costruito nel 1890, è primo nella lista degli sgomberi urgenti stilata dall’ex commissario straordinario, Francesco Paolo Tronca. E il motivo sono le precarie condizioni strutturali: 13 anni fa lo stabile viene liberato dalla proprietà, Bankitalia, per realizzare lavori di consolidamento. Se non fosse che negli appartamenti vuoti, prima degli operai, si insediano gli attivisti dei movimenti per la casa. Nel frattempo, l’immobile passa a Sidief, la società per azioni che gestisce il patrimonio immobiliare della Banca d’Italia.

Da allora, inizia un fitto carteggio con le amministrazioni capitoline e gli organi competenti per denunciare lo stato precario del palazzo dove vivono 34 nuclei familiari (19 monocomponenti). Senza contare il centro sociale al pianterreno e un’officina abusiva. Sono gli stessi inquilini, consapevoli che in alcuni punti l’edificio è pericolante, a transennare due delle tre scale interne. La Sidief, che si è offerta di trovare a sue spese alloggi alternativi, nel sollecitare la liberazione dello stabile insiste sui rischi per l’incolumità degli abitanti «Dato che non ci lasciano entrare, non siamo in grado di monitorare l’avanzamento delle crepe — spiega Mario Breglia, presidente della società —. Oltre alla responsabilità penale della quale saremmo chiamati a rispondere in caso di incidenti, non vogliamo che qualcuno ci rimetta la pelle». A protezione dei passanti, nel 2014 viene installata una mantovana per evitare la caduta di massi e pezzi di cornicione. Per l’occupazione di suolo pubblico, i ponteggi sul marciapiede, la società paga 90 mila euro l’anno: addebito impugnato davanti al Tar. «Abbiamo posizionato dei vetrini in corrispondenza delle vistose lesioni per registrarne lo stato — dice Breglia —. Ci risulta che si siano allargate, ma senza poter svolgere sopralluoghi è difficile stabilire quanto». Dopo il pressing sugli uffici capitolini, nel 2015 la relazione tecnica della Commissione sicurezza statica degli edifici privati conferma l’inagibilità «per il degrado dovuto alla mancanza di interventi e manutenzione».

I periti rilevano la pericolosità degli impianti e la presenza di bombole a gas. A novembre 2016 è la Protezione civile a sollecitare la messa in sicurezza, tenuto conto delle «possibili conseguenze rispetto ai noti eventi naturali». Il riferimento è al sisma in Centro Italia che potrebbe aver danneggiato il palazzo di viale Carlo Felice. In contemporanea, la prefetta Paola Basilone chiede un’ispezione dei vigili del fuoco. Le ultime lettere, del 4 settembre, la Sidief le indirizza alle assessore grilline Rosalba Castiglione (Casa) e Laura Baldassarre (Sociale): «Ma non ci hanno ancora risposto».

(Fonte Corriere della Sera)