Via Appia Antica: la storia in ostaggio

mausoleo di Geta

Tanti, tantissimi sono gli abusi edilizi nell’Appia Antica, la strada romana che risale al 312 avanti Cristo e che dal centro dell’urbe giungeva fino a Brindisi. Ma un milione e trecentomila metri cubi sono solo il volume di interi edifici costruiti senza licenza. Ville, soprattutto. Residenze sfarzose, oasi per imprenditori e professionisti, un tempo anche per la gente del cinema, per notabili democristiani e socialisti. Ai casali ristrutturati, nelle cui facciate sono spesso conficcate lapidi e frammenti di sarcofago, vanno aggiunti box, garage, depositi, magazzini, sopraelevazioni, piscine, parcheggi, che non sono calcolati in quel rendiconto dell’illecito. Ed extra sono anche i cambi di destinazione d’uso, altrettanto invasivi quanto il cemento, perché se un annesso agricolo diventa residenza occorre allacciarsi alle fognature, scavare per le fondazioni e per le tubature in un terreno archeologicamente sensibile, producendo, inoltre, un carico urbanistico, e dunque più abitanti, più macchine. Oggi evidenziamo uno dei tani scempi compiuti sulla via Appia Antica: il mausoleo di Geta ( il figlio di Settimio Severo ucciso dal fratello ovvero da Caracalla). E a vedere il complesso oggi, oltre ad essere stato ucciso da Caracalla è passato a miglior vita anche da chi ha pensato bene che in fondo costruire una stanzetta sopra al complesso male non ci stava. E l’ennesima devastazione nel cuore di Roma, della sua storia, della sua bellezza. Un mausoleo  con annessa stanzetta risalente alla Roma dell’ 800 ma rimasta li e ristrutturata nel peggiore dei modi, che grida vendetta al solo guardarla. I misteri di una città depredata da decenni che non riesce più a risollevarsi. L’Appia Antica vive così, un po’ meraviglia per gli occhi e per la mente, un po’ terra di nessuno, dove non si sa bene chi avrà mai il coraggio di recuperare il suo patrimonio.