IL RETROSCENA / Il progetto per viale Castrense

ViaCastrenseTutto è legato alla prossima apertura della stazione di San Giovanni della metro C dopo dieci anni di problematici cantieri. Per anni è stato tutto un pullulare di progetti, frenetici incontri, proposte sponsorizzate da qualche Comitato di quartiere, sulla cui reale rappresentatività della zona ci sarebbe molto da discutere. Ma, come spesso succede, con la sistemazione dell’area dopo i canteri, delle tante proposte non c’è traccia. Ed ora qualcuno torna all’assalto.

Il primo tempo di questo film è ambientato all’interno della sezione del Pd di via La Spezia. Qui, un paio di anni fa, cominciano ad essere presentati e discussi a più riprese da una decina di persone (immortalate in foto d’epoca), tra cui un paio di consiglieri circoscrizionali della maggioranza Pd, i progetti per il dopo cantiere. Uno, sicuramente sottoscrivibile, è firmato dall’architetto Brunello Berardi, ex dirigente comunale ed ex consigliere municipale, scomparso nello scorso aprile. Lasciava aperta al traffico viale Castrense. L’altro, che prevarrà pur tra i primi malumori interni, è firmato da un’associazione di giovani architetti. Il piano sarà poi pomposamente denominato SMS (Sangiovanni Mobilità Sostenibile) e sponsorizzato da un Comitato molto vicino ad un consigliere Pd, un gruppetto di persone che dalla rispettabile mission del giardino di via Cesena (purtroppo finora un buco nell’acqua), dopo una parentesi a villa Fiorelli, ha dirottato gli interessi sulle misure dei marciapiedi davanti alla scuola Carducci.

La finalità di rendere più vivibile un quartiere è naturalmente ottima. E trova adesione unanime. Apprezzabile anche il sottrarre tempo personale per sostenere una causa collettiva. Ma le migliorie andrebbero inserite nel tessuto urbano vivo del quartiere, ad esempio con un giardino davanti alla scuola Carducci e alla biblioteca Mandela (come previsto dall’architetto Berardi), tra l’altro ricalcando quello storico di largo Brindisi che già c’era, con gli alti pini romani. Invece ci si è intestarditi nel voler ghettizzare il verde – e chissà se rimarrebbe tale – in una strada, viale Castrense, che da sempre per la sua struttura isolata è simbolo di degrado. Non a caso è stata al centro delle cronache per edifici occupati o dati alle fiamme e non crediamo che con la bacchetta magica dei Cinquestelle le cose possano improvvisamente cambiare.

Tutto ciò, come giustamente sottolineato da tanti cittadini nei social, andrebbe a discapito dell’intero quartiere: il flusso di auto proveniente dalla tangenziale, nonostante i propositi un po’ aleatori di riduzione, anziché finire senza traumi nell’isolata viale Castrense sarebbe dirottato sull’intero quartiere vissuto dalle persone. Insomma, altro che qualità della vita.

In tutto questo un ruolo ce l’ha la scuola Carducci, dove alcuni genitori protestano perché davanti all’edificio c’è via La Spezia piena di traffico. Ma tutto ciò c’era anche prima dell’apertura dei cantieri della metro C. Per ridurre il traffico, a beneficio non solo di loro ma di tutti gli abitanti della strada, non serve di certo chiudere viale Castrense, che accentuerebbe i problemi su altre strade (ad iniziare da via Monza) con una logica di coperta tirata da una parte o dall’altra.