Referendum: finalmente mancano pochi giorni, santa pazienza…

referendum6L’elettore così chiamato “medio” – o con un’altra colorita espressione la cosiddetta “pancia” del Paese – cioè quella gran fetta di cittadini italiani con cui la politica da tempo ha perso ogni contatto, si domanda principalmente come mai con tanti problemi che affliggono un’Italia in decadenza si perdano oltre sei mesi a discutere di un referendum. In modo ossessivo. Con organi d’informazione, a cominciare dalla televisione, di fatto monopolizzati dal tifo per il “Sì” o per il “No”. Con personaggi riesumati per dar voce a questo confronto o politici il cui lavoro principale è quello di trascorrere il tempo in tv. In sostanza, anziché provare a mettere mano seriamente a questioni vitali come quella del lavoro, della povertà, della sicurezza, della sanità, della scuola, della ricerca, dell’innovazione o dell’integrazione, si discute di una riforma – tra l’altro, secondo noi, alquanto pasticciata – firmata dall’esimia costituzionalista Maria Elena Boschi.

Il nostro giornale, in par condicio, ha ospitato le ragioni del “Sì” e del “No”, tanto per “essere sul pezzo”. Anche perché, per i lettori, non mancano certo altrove le occasioni per approfondire la materia. Ora, a distanza finalmente di qualche ora dal voto, vorremmo soltanto chiederci perché tutta questa importanza su una consultazione finalizzata a cambiare qualche regola del gioco. Con la regia, tra l’altro, soltanto di qualche forza politica e l’opposizione di un ben più nutrito gruppo di partiti, dall’estrema destra di Casapound e della Lega, da Fratelli d’Italia e Forza Italia, fino a pezzi del Pd e alla sinistra di Sel e a quella antagonista dei centri sociali.

Proprio l’aver reso vitale, cruciale, e aver personalizzato e “spettacolarizzato” per lunghi mesi questo appuntamento elettorale ci fa sorgere qualche pensierino: perché tutta questa importanza assegnata ad una riforma su cui convergono i sostegni anche di organismi internazionali non proprio missionari, come la Commissione europea, agenzie di rating, banche internazionali, finanza, ecc.? Perché torna a salire lo spread? Perché si dice che l’esito potrebbe creare scompiglio? Perché ci si affretta a rinnovare contratti e a distribuire soldi a pochi giorni dal voto?

Il timore, anche da parte di chi non andrà a votare, è che il fine di questa operazione – nemmeno troppo celato – sia l’ennesima sottrazione di diritti al cittadino e allo Stato: il primo si vede di fatto sottrarre un’altra elezione (dopo quella per la Provincia di Roma e per altre Province, diventate Città metropolitane e i cui membri sono decisi dai sindaci), ora quella per il Senato; lo Stato viene ulteriormente depredato della sovranità nazionale, grazie a queste continue interferenze di Europa e poteri internazionali.

Quindi non entriamo nel merito del quesito e del referendum ma nel più preoccupante “contorno” di questo appuntamento elettorale.