OPINIONI / Vincitori, vinti, osservatori e il Quirinale

Quirinale“Gli italiani sono buoni a nulla ma capaci di tutto – scriveva quel genio un po’ cinico del Leo Longanesi nello sport, popolare alle nostre latitudini, di parlare sempre male di noi stessi. Lo spettacolo politico a cui stiamo assistendo da settimane, forse da mesi se includiamo anche il periodo elettorale, conferma però la lungimiranza dello scrittore romagnolo.

Più la situazione politica è complicata, come in una convulsa lotta calcisticanon per vincere uno scudetto ma per non retrocedere, più noi italiani, con la nostra endemica e ingegnosa incoscienza, ci appassioniamo all’agone. Commentiamo, sindachiamo, critichiamo, rievocando gli schieramenti mai sopiti dei guelfi e dei ghibellini.

Da una parte monopolizzano il palcoscenico mediatico i vincitori delle elezioni, forti non solo di uno sciame di telecamere d’accompagnamento maanche della più folta e animata schiera di supporter digitalizzati. I grillini,che lo scorso 4 marzo hanno abilmente conquistato un terzo esatto degli elettori votanti, sanno che il lungo giro di giostra è a portata di mano. E ileghisti 2.0, quelli dell’era salviniana nazionalista e giustizialista capace di cancellare i primordi del federalismo bossiano, non vedono l’ora di utilizzare come possenti pale eoliche il vento molto favorevole. Le due forze politiche hanno deciso di sedersi ad un tavolo e, seppur dopo un’estenuante partita a burraco più che a scacchi, hanno sottoscritto un contratto di governo capace di fondere i due rispettivi programmi elettorali.Le differenze non mancano, ma anche – per entrambi – la fondatezza di incarnare la discontinuità di stagioni non proprio esaltanti. Il vessillo che espongono con orgoglio è quello del “governo votato dal popolo”, una consuetudine in verità diventata merce rara negli ultimi tempi.

Sull’altra sponda, in penombra, si agitano i mancati vincitori. Per ora non brillano per coerenza o per coesione. Potranno, però, approfittare degli errori altrui, che inevitabilmente ci saranno, e della casacca di oppositori che apporta consensi specie di questi tempi, con un elettorato sempre più “fluttuante”, per dirla alla Sartori.

Ad alzare la tensione e a seminare perplessità a iosa ci pensano gli “avvertimenti” provenienti da oltrefrontiera, le dichiarazioni deivicepresidenti della Commissione europea Dombrovskis e Katainen, dei commissari Avramopoulos e Moscovici, del ministro degli Esteri dei cuginetti francesi La Maire e, buon ultimo, il leader del Partito popolare europeo Weber. Poi un drappello di osservatori internazionali qualificati e meno qualificati, l’immancabile agenzia di rating e lo spauracchio dello spead. In ballo c’è la solita Europa, anzi, i principi fondativi dell’Unione europea, il rigore economico ma anche un bel po’ di burocrati, Bruxelles &Maastricht, l’establishment e l’Erasmus, il valore della democrazia ma anche la finanza sempre più liquida e aggressiva. Con le elezioni per il rinnovo del parlamento europeo quasi alle porte, tra ondate populiste e cavalloni nazionalisti.

In questo quadro davvero complicato, con appendici internazionali, la garanzia di moderazione, di rispetto delle regole e dei doveri istituzionali, nonché di diga alle riserve europee e alle reazioni dei mercati, resta nelle mani del presidente della Repubblica. Il suo ruolo di faro viene esaltato anche dai vescovi italiani. “In questo momento cruciale della nostra storia, esprimiamo con convinzione la nostra stima al presidente della Repubblica per la guida saggia e paziente con cui sta facendo di tutto per dare un governo all’Italia – ha affermato il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, durante l’Assemblea generale dei vescovi italiani.

C’è poco da scherzare, del resto. Gli strascichi della crisi economica, occupazionale e sociale ci sono tutti. Le diseguaglianze si accentuano, tra l’espansione delle sacche di povertà e l’estensione di privilegi per pochi. L’incertezza del futuro domina le nuove generazioni, che si trovano ancheun debito pubblico in continua crescita. La politica è chiamata a dare risposte concrete, specie a fronte della diffusa difficoltà, per i cittadini, diindividuare forme di rappresentanza per i propri problemi quotidiani.

(Domenico Mamone, presidente Unsic)