OPINIONI / Fabrizio Frizzi, l’apoteosi della Normalità

Frizzi“Una brava persona”. E’ questa la locuzione più comune che sta accompagnando, in queste ore, il “ragguardevole” ricordo di Fabrizio Frizzi. In Rai, con una programmazione fortemente influenzata dal presentatore scomparso (anche quattro-cinque servizi d’apertura nei Tg), troneggiano i ritratti di “persona perbene”, fedele all’azienda di Stato, “bravo presentatore” di una tv di intrattenimento infarcita prevalentemente di quiz e di varietà. E di questi tempi, il fatto di essere una persona perbene, educata, di buone maniere, con stile, è già una notizia.

L’eccezionalità di Frizzi – modesto cantante, attore, ballerino, imitatore, discipline su cui s’è comunque misurato talvolta anche in modo goffo ma apprezzabile nella sua naturalezza – era proprio nel suo essere la Normalità. Un conduttore, di prassi, garbato e riservato. Evidente rarità nel mondo dello spettacolo. E nel mondo di oggi, in genere.

Lui, è vero, è diventato “uno di famiglia” che ha accompagnato un’intera generazione. Un po’ come Pippo Baudo o Mike Buongiorno con quella precedente. Ha rappresentato l’ultimo anelito di quella pregevole tv dei ragazzi “made in Italy”, oggi purtroppo scomparsa dai palinsesti televisivi a fronte dei canali tematici imposti dalla globalizzazione. Possedeva un linguaggio equilibrato, sobrio, leggero, comprensibile, punto di forza di una carriera che gli ha permesso di adattarsi a molteplici esperienze. E un sorriso particolare.

L’eccessivo clamore mediatico per la scomparsa di un semplice “bravo conduttore” stride, però, con la sua meritoria discrezione. Un po’ com’è avvenuto per un’altra perdita fortemente avvertita dal grande pubblico, quella del calciatore trentunenne Davide Astori. Anche lì un ragazzo riservato a cui è stato tributato un tripudio spettacolare nei terreni di allenamento, nel corso del funerale, nella prima partita di lutto stretto nello stadio di Firenze, Fiorentina contro Benevento. Contraddizioni dei nostri tempi. Davvero abbiamo bisogno di piccoli eroi, ormai da ricercare nella normalità?

(Domenico Mamone – presidente Unsic)