OPINIONI / Allori molisani e friulani per M5S e Lega?

Domenico MamoneGli esami non finiscono mai. Anche quando incarnano le sembianze di campagne elettorali. Tra marzo e maggio di quest’anno, la competizione è costante. Chiuso, infatti, da appena qualche settimana il sipario sulle elezioni politiche, si avvicinano le prossime scadenze con un turno amministrativo particolarmente importante. Non tanto per l’entità – le tre regioni coinvolte occupano ultimo, penultimo e quartultimo posto per superficie nella classifica nazionale (meno di un milione di votanti complessivi) – quanto per un risultato che potrebbe rafforzare – e di molto – le indicazioni emerse lo scorso 4 marzo. A vantaggio, in particolare, dei due vincitori assoluti, Movimento Cinque Stelle e Lega.

Si comincerà il 22 aprile con il Molise. Certo, è un territorio minuscolo: per numero di residenti – circa 300mila – equivale ad un Municipio della Roma governata dalla sindaca Raggi. Ma il Molise potrebbe costituire la prima regione italiana conquistata dai Cinque Stelle. Un valore simbolico non da poco. Anche perché dalle parti di Campobasso e Isernia la vecchia politica postdemocristiana, succedendo di fatto a sé stessa – governa da decenni. E lo sta facendo, negli ultimi tempi, sotto le bandiere del centrodestra e del centrosinistra, con continue e spudorate transumanze. L’attuale governatore Frattura, eletto con il centrosinistra, era un ex candidato di Forza Italia. Il precedente governatore, Iorio, eletto con il centrodestra, era stato candidato dall’Ulivo alla Camera. Nel voto dello scorso 4 marzo, decisamente clamoroso, i Cinque Stelle hanno conquistato tutti i seggi a disposizione e l’elettorato molisano ha mandato un chiaro segnale alla vecchia politica, fatta anche di importanti imprenditori locali. Ora i grillini, favoriti, puntano su un giovanissimo candidato governatore, Andrea Greco, di 32 anni. A dargli battaglia sarà soprattutto il centrodestra, forte di dieci liste con tanti transfughi fuggiti da un centrosinistra allo sbando (e la Lega potrà nuovamente primeggiare rispetto a Forza Italia, almeno a vedere i bagni di folla per Salvini tra Venafro e Isernia). Insomma, Di Maio potrebbe godere di un’onda lunga grazie alla più settentrionale delle regioni meridionali e Salvini puntare un’altra bandierina nel Mezzogiorno.

La settimana dopo, il 29 aprile, si voterà in Friuli-Venezia Giulia. Qui il leader del Carroccio potrebbe strappare la regione al centrosinistra. Infatti il leghista Massimiliano Fedriga, 37 anni, veneto ma residente a Trieste, parlamentare da un decennio, è sostenuto dal centrodestra unito, conseguenza della trattativa tra Fi e Lega per l’elezione dei presidenti delle Camere. Con il vento in poppa, la Lega cercherà di completare il trittico di potere che ha nelle regioni del Nord, dove guida da tempo Lombardia e Veneto. Del resto alle politiche di un mese fa il centrodestra ha incassato il 43 per cento (con la Lega al 25,8), lasciando il centrosinistra al 23 e i grillini al 24,5: quindi una vittoria del Carroccio non dovrebbe essere difficile.

Infine la Valle d’Aosta, dove si voterà il 20 maggio. Qui a causa degli scandali locali la tradizionale forza delle liste autonomiste s’è sgonfiata: per la Camera ha vinto addirittura il Movimento Cinque Stelle (24,1 per cento), con la Lega che ha ottenuto un ottimo 17,5 per cento.

Insomma, visto il quadro, non è difficile prevedere grandi soddisfazioni per Di Maio e Salvini. Con la fondata ipotesi che i prossimi appuntamenti elettorali amministrativi possano produrre effetti sulle trattative e sui posizionamenti dei partiti per il nuovo governo.

Gli allori per i due vincitori delle politiche potrebbero essere rinnovati non solo dalle urne delle tre piccole ma strategiche regioni, ma anche da molti dei consigli da rinnovare nei quasi ottocento comuni italiani chiamati al voto nelle prossime settimane.

Se per Di Maio e Salvini la stagione dei festeggiamenti sembra non dover finire, altre forze politiche sembrano trovarsi in quella non piacevole condizione di una squadra che perde quattro a zero già alla fine del primo tempo. L’auspicio, in questi casi, è che la partita finisca presto.

(Domenico Mamone, presidente Unsic)