Mura Aureliane: l’invasione di piante e arbusti

Da un articolo di Repubblica.it:

Ailanti, sambuchi, oleandri, fichi, allori, capperi, ginestre, edere. C’è una specie di orto botanico sopra e lungo le Mura Aureliane. Il problema è che tutta questa vegetazione è un vulnus pericolosissimo per la tenuta della struttura. L’ailanto, soprattutto, importato dalla Cina nel 1700, è diventato il nemico numero uno delle Mura. È tra le 100 specie più invasive del mondo. “Ha un apparato radicale molto forte, produce una quantità di semi pazzesca che si infilano dappertutto, scalza il travertino ” , spiega Carlo Blasi, docente di Ecologia vegetale alla Sapienza. Una specie di bomba a orologeria che subdolamente arriva e poi velocemente esplode.

Eppure l’ailanto, così come tutto il contorno delle varie specie botaniche, prospera impunemente lungo tutto il tracciato delle Mura, 12 chilometri complessivi rispetto ai 19 che fece edificare in tutta fretta dal 270 al 275 dopo Cristo l’imperatore Aureliano per proteggere Roma dalle incursioni delle popolazioni germaniche. Fu uno shock per i romani, che fino ad allora si erano cullati nella convinzione dell’intoccabilità della capitale dell’impero. E invece poco prima i Marcomanni e gli Alemanni erano arrivati fino a Verona e Pavia, dunque bisognava salvaguardare Roma. E le Mura da allora hanno tenuto, fino a che i Bersaglieri non aprirono la famosa breccia nel 1870.

Ma quello che non fecero le armi e i tagli scellerati dell’epoca postunitaria rischiano di scatenarlo l’incuria e la mancanza di manutenzione. Il laterizio che si allenta apre la strada ai crolli che sono seguiti e seguiranno ancora alle piogge forti o alle scosse, anche minime, di terremoto.

E la parola incuria non è esagerata. Le doppie recinzioni tra Porta San Sebastiano e Porta Latina, presenti ormai da tempo immemore, sono ancora lì, mentre all’interno la vegetazione ha raggiunto i livelli iperbolici che conosce tutta Roma. A Porta Metronia le Mura sono puntellate per i lavori della metro C. A piazzale Labicano si raggiunge uno dei picchi del degrado.

Non solo giungla e alberi di ailanto a ridosso delle Mura, ma anche discariche di vecchi bivacchi, compreso un accumulo di asfalto probabilmente avanzato da precedenti interventi di riparazione buche. Ci sono anche escrementi sparsi. E dire che al tempo dell’antica Roma la fascia di terreno lungo le mura era il “pomerium”, zona sacra e inviolabile, che doveva rimanere pura da qualsiasi contaminazione. Qui non era permesso né di arare né di abitare.

Adesso, invece, piccole e grandi discariche sono distribuite un po’ dappertutto lungo il tracciato. All’incrocio tra via Nola e viale Castrense si vedono i resti del Circo Variano, sezionato e inglobato nelle Mura. Qui si tenevano i giochi gladiatori e le corse dei carri, grande passione dell’imperatore Eliogabalo. Ma dall’altra parte, ecco i rifiuti e l’erba incolta. Lungo le mura e sopra i contrafforti in via di Porta Labicana crescono le ginestre, le viti e un olmo. Sul taglio effettuato per il passaggio di via Tiburtina c’è una gigantesca recinzione arancione. Dopo piazza della Croce Rossa, in viale del Policlinico, ecco i tubi Innocenti che puntellano parte delle Mura crollate di recente. Un vistoso filo spinato è stato installato per evitare incursioni dall’altra parte, dove c’è l’ambasciata inglese.

Passata la breccia di Porta Pia siamo in corso Italia, che di corso non ha proprio più nulla visto che è tutto un susseguirsi di tunnel dove si infilano rumorosamente le auto in corsa.
Anche il Muro Torto è un pezzo delle Mura Aureliane. In origine era un muraglione costruito in età repubblicana per sostenere il pendio su cui sorgevano ville patrizie, poi fu inglobato nella nuova cinta muraria, così come la Piramide Cestia, ed pra è nascosto da una selva di piante infestanti che rischiano di far saltare pezzi di muro.

“Lungo le Mura si sono addossati nel tempo circoli sportivi privati che andrebbero rimossi in vista di un progetto complessivo di valorizzazione”, chiede Oreste Rutigliano, presidente di Italia nostra.

(Fonte : Repubblica.it)