Occorre aggiungere che il drammatico debito pubblico italiano, che nelle promesse governative sarebbe dovuto scendere fino al 125,9% nel 2017, in realtà starà non meno di sei punti sopra.
Certo, ci sono milioni di risparmiatori da salvare. Ma, nella logica dell’economia di mercato, non è chiaro perché i problemi di alcuni ricadano sulle tasche di altri, persino di chi i soldi in banca non li tiene proprio. Il vero obiettivo, secondo chi scrive, non è la salvaguardia del risparmio ma la classica toppa nell’intero sistema economico del Paese e internazionale, perché una banca che salta – il Monte dei Paschi è il terzo istituto di credito italiano – avrebbe ripercussioni importanti in tutto il mondo finanziario mondiale, cioè tra i veri detentori del potere. I privati, va aggiunto, si sono ben guardati dal salvare una banca malridotta proprio da quella politica che in modo abbastanza palese ha indicato per anni i vertici dell’istituto. Le scellerate scelte di acquistare la Banca del Salento (“di osservanza dalemiana”, come ricorda Repubblica) o Antonveneta, pagata 9 miliardi a fine 2007 (con autorizzazione della Banca d’Italia governata da Mario Draghi), sono lì a dimostrare la lungimiranza di questi manovratori. Fatto sta che la banca arriva a dieci miliardi di perdite in quattro esercizi.