L’obelisco di San Giovanni in Laterano

L’obelisco di san Giovanni in Laterano è il più antico e il più alto ,32 metri, di quelli che sono a Roma. È dell’epoca della XVIII dinastia,  7 secoli prima della fondazione dell’Urbe. È sicuramente l’ultimo trasportato a Roma dall’Egitto. Dalle iscrizioni e dai simboli reali si deduce che fu fatto tagliare da Totmes III che regnò dal 1503 al 1449 a.C. in onore di Amon Ra e terminato da Totmes IV dinanzi al tempio della stessa divinità a Tebe.

Già Augusto lo voleva portare a Roma, ma soltanto Costantino riuscì nella difficile opera, attraversando il Nilo arrivando ad Alessandria dove l’aspettava una grossa nave con oltre trecento rematori. Costanzo nel 357, infine, lo portò a Roma, dal Tevere passando per la via Ostiense e infine collocarlo in mezzo al Circo Massimo.

Verso la fine del XVI secolo l’obelisco fu trovato in mille e più pezzi, quindi venne restaurato, anche con la parte dell’iscrizione costantiniana alla base ed eretto nell’agosto del 1588 da papa Sisto V.

L’architetto Domenico Fontana ( fratello di Giovanni Fontana) lo adornò sul vertice dell’emblema gentilizio del papa, quattro leoni e i monti sormontati dalla croce.

lateran_obelisk_obelisco_lateranense_-_oldest_egyptian_obelisk_in_rome

Sulle facciate dell’obelisco sono interessanti le iscrizioni. Tutte che raccontano le gesta e la potenza di Totmes III di Amon Ra e della dea Uatit.

lLObeliscoinPiazzadiSanPietro
Obelisco a San Pietro

Tutti gli obelischi di Roma sono caduti ad eccezione di quello del Vaticano, e presentano tracce dell’azione del fuoco. C’è un motivo a questo: gli egiziani posavano in piano gli obelischi, i romani, meno esperti nel segreto per innalzarli, li posavano su quattro dadi di bronzo dorato lasciando il vuoto alla base. Al contrario quello vaticano presenta quattro leoni di bronzo che lo sorreggono tuttora in piazza san Pietro.

7172602217_257940e813
Obelisco dell’Elefantino a Piazza della Minerva

Questi dadi, chiamati astragali, furono la causa della caduta degli obelischi. Infatti i devastatori di Roma guardavano a quei bronzi dorati e per rubarli davano fuoco a un lato dell’obelisco, quindi venendo meno il sostegno cadeva spezzandosi.

Un aneddoto: si dice che  Napoleone, mentre posava davanti ad Antonio Canova che ne ritraeva e modellava le sembianze, si intratteneva volentieri con l’artista parlando dei monumenti di Roma. E Canova, nel entusiasmo per la patria e per l’arte, tesseva lodi a Roma. Napoleone infastidito da questa esaltazione delle bellezze romane esclamò “noi a Parigi abbiamo stupendi giardini, viali e strade ombreggiate da alberi! E voi a Roma piantate alberi per le vie e per le piazze come noi?”. Lo scultore allora rispose: “No, maestà, noi piantiamo obelischi!”.

(esploraromablog – Sabrina Rinaldi)