CONTRIBUTI / Consumatori, il grano italiano è una chimera

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C’è sempre maggiore attenzione per ciò che mettiamo nel piatto. Ma spesso, sempre più spesso, il consumatore è impotente rispetto a meccanismi ormai internazionali che investono anche i prodotti venduti nei supermercati romani.
E’ passata quasi sotto silenzio una manifestazione che ha avuto luogo nei giorni scorsi al porto di Bari. Numerosi agricoltori sono scesi in piazza in difesa del grano duro prodotto dai coltivatori italiani.
Sembra aver avuto inizio la guerra del grano. Perché i prodotti che finiscono sulle nostre tavole conosco sempre meno il grano italiano. La materia prima arriva ormai in maggioranza dall’estero. Quel “Granaio Italia”, denominazione un tempo data al nostro Meridione, sta rischiando, in modo miserevole, di scomparire visti gli ingenti quantitativi di prodotto straniero importato, a volte triangolato da vari porti europei.
Si vuol “decretare” la fine dell’agricoltura italiana, in particolare di quella centromeridionale?
In soli sei mesi (da luglio 2015 a gennaio 2016) sono state scaricate al porto di Bari ben 891mila tonnellate di grano. Sono ben 2,3 milioni le tonnellate di frumento duro che arrivano dall’estero (fonte “La Stampa” del 10 febbraio 2016).
Una cosa è certa: è la solita routine speculativa che, come quest’anno, si ripete. Dai 34-36 euro/quintale dell’anno scorso agli attuali 21-24 euro (crollo del prezzo di oltre il 35%). Abbassamenti di prezzo inspiegabili per il nostro grano che ai costi attuali è da dumping, da sottocosto; lontanamente dai limiti dei costi sostenuti per produrlo.
Si è parlato anche dei danni incalcolabili in termini di impatto ambientale.
Una nave di 20mila tonnellate (occorrono ben 750 autotreni per scaricarla) per compiere la tratta dal Canada al porto di Bari impiega circa 40 giorni. Considerando l’andata ed il ritorno, si stima una immissione di oltre 15mila tonnellate di  anidride carbonica (CO2). Altro che chilometro zero !
Si può immaginare “la sofferenza” che subisce il carico durante questo lungo tragitto: scarsa areazione della derrata, la fermentazione che la stessa subisce e le muffe conseguenti che si sviluppano nel tempo per le escursioni termiche che a loro volta generano micotossine (funghi tossici)  che inevitabilmente entreranno nell’alimentazione della catena umana. Sul fondo della nave è normale che si svilupperanno dei grumi di grano, ovvero degli strati compatti, causati dall’amalgama con l’umidità. Del grano canadese – Nord Usa “seccato” in pre raccolto col glifosato. La salute ringrazia.
E’ indispensabile ripristinare e mantenere la fiducia dei consumatori incoraggiando il loro coinvolgimento nella politica di sicurezza alimentare, garantendo il monitoraggio e la trasparenza in tutta la filiera alimentare ed il maggior grado possibile di riconoscibilità delle caratteristiche essenziali dei prodotti, al fine di consentire loro di effettuare delle scelte d’acquisto pienamente consapevoli basate su una completa informazione in merito alle caratteristiche dei prodotti.
Devono diventare consumat(t)ori. A loro la scelta di decidere. A loro la scelta dell’acquisto in modo consapevole.
Di contro, devono essere tutelati da un’adeguata normativa. Visto che pagano, devono pretendere di sapere ciò che acquistano. Anche a chilometro zero.
Conclusione.
Non è più possibile sostenere socialmente e politicamente tale situazione di sottomissione che da svariati anni si sta protraendo. Bisogna fare in modo che il governo nazionale si attivi per far scattare quelle misure di salvaguardia atte a riequilibrare tali meccanismi che svantaggiano il mondo agricolo. Caso contrario, è la fine.
L’agricoltura non può essere più violentata o svenduta. A pagare è anche il cittadino/consumatore. E’ tempo che ci si attivi per tutelarla. Nell’interesse di noi tutti.

(Giorgio Scarlato)