Il comprensorio Incis a Porta Metronia

PortaMetroniaL’Incis è l’acronomo di Istituto nazionale impiegati case statali. Venne istituito nel periodo fascista con decreto legge 25 ottobre 1924 n. 1944 per realizzare, ed in via eccezionale acquistare, edifici da assegnare in affitto ai dipendenti civili e militari dello Stato, con priorità ai dipendenti “con minore stipendio”. L’Istituto poteva avvalersi di prestiti agevolati della Cassa depositi e prestiti.

L’Incis ha costruito, dal 1926, numerosi edifici, comprensori, interi quartieri in tutta Italia, persino in Libia. A Roma spiccano quelli a Porta Metronia (San Giovanni), nel quartiere Trieste (piazza Verbano, via Nemorense, via Sebino), a Coppedè, nel Villaggio Olimpico, a Decima. Si tratta, in genere, di costruzione tuttora di grande pregio architettonico e funzionale.

Nel 1933 l’Incis ha incorporato l’Istituto cooperativo per le case degli impiegati dello Stato in Roma.

L’Incis è stato soppresso dal 31 dicembre 1973 con la legge n. 865 del 22 ottobre 1971, benché la gestione liquidatrice abbia continuano ad operare per anni.

A Porta Metronia, quartiere limitrofo a via Gallia (zona San Giovanni – Appio-Latino), poco fuori le Mura Aureliane, l’Incis ha edificato un grande complesso. L’opera, firmata degli architetti Eugenio Montuori (quello della Stazione Termini) e Luigi Piccinato (e Viola, non sempre ricordato), ha avuto inizio nell’agosto 1938 con palazzine divise in tre lotti.

“Eugenio Montuori ha lavorato su 487 progetti e realizzato 199 opere, dal 1945 in collaborazione con Leo Calini. A Roma lo studio Calini-Montuori ha progettato 174 edifici, costruendone 83, di cui 54 architetture residenziali. Che Montuori sia un protagonista di quel gruppo di architetti cui è dovuta la crescita della città nel dopoguerra, è evidente non solo dal valore degli incarichi più importanti ma dal volume di opere che gli furono conferite – si legge in un testo dedicato da Andrea Bruschi al grande architetto di origine marchigiana e pubblicato su “Architetti Roma”.

Il complesso dell’Appio-Latino è giudicato quale un eccellente esempio di architettura semintensiva razionalista, tipica della Roma mussoliniana, citato in alcune riviste di architettura olandesi, tedesche e inglesi.

Il primo lotto del complesso di Porta Metronia, per un totale di quattro palazzine, è strutturato a trapezio, ubicato tra via Gallia, via Pannonia, via Tracia e piazzale Metronio. La struttura portante è in in cemento armato e mattoni, il rivestimento esterno in intonaco arancione. Gli eleganti palazzi presentano un cortile interno e dei terrazzi sulla sommità degli stabili.

Il secondo lotto è costituito da tre palazzine, anch’esse strutturate a trapezio, nell’area attigua compresa tra piazzale Metronio (dove affacciano), via Pannonia, via Tracia e viale Metronio. Anche questo lotto ospita un cortile interno.

Il terzo lotto, più ampio degli altri due grazie ad undici palazzine, insiste su l’area compresa tra via Pannonia, via Tracia, via Numidia e viale Metronio. Si sviluppano su 4-5 piani e sono presenti dei terrazzi dalle forme squadrate. Ospitano ampi cortili. La loro realizzazione venne terminata dopo gli altri, durante la seconda guerra mondiale, nel 1941, per cui a lungo furono denominati “Il cantiere” (in particolare sul lavoro di via Alesia).

Occorre ricordare che nel giro di un decennio, dal 1921 al 1931, Roma passò da 691.661 a 1.008.083 residenti e nel 1936 arrivò a 1.179.371.

Per realizzare il complesso, furono demolite precedenti casette molto fatiscenti, le cosiddette “baracche pubbliche” che risalivano ai tempi del sindaco Nathan. Gli abitanti furono fatti trasferire in maggioranza nelle nuove case di Tiburtino III (331 assegnazioni), altre 240 famiglie a Pietralata. Si trattava, comunque, di case in affitto, seppur a prezzi calmierati.

Attualmente il complesso Incis di Porta Metronia si presenta restaurato e riqualificato a seguito di recenti interventi. Da segnalare la vicina realizzazione del Parco lineare delle Mura Aureliane su iniziativa del Comitato delle Mura.

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