Appio, incubo Chikungunya: un virus esotico che può comportare malattie croniche

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Non si parla a sufficienza della Chikungunya, la sindrome simil-influenzale che ha colpito soprattutto il Lazio e a Roma. A veicolare il virus in Italia è stata la zanzara Aedes albopictus: nell’Unione europea epidemie autoctone sono state registrate solo in Francia nel 2010, 2014 e 2017. La Chikungunya è una malattia virale, caratterizzata da febbre e forti dolori, trasmessa all’uomo da zanzare infette che può comportare malattie acute, subacute o croniche. La prima epidemia nota è stata intercettata nel 1952 in Tanzania, anche se già nel 1779 era stata descritta un’epidemia in Indonesia, attribuibile probabilmente allo stesso agente virale.
La malattia è stata identificata in oltre 60 Paesi in Asia, Africa, Europa e nelle Americhe, la Chikungunya si trasmette da persona a persona attraverso la puntura di una zanzara femmina del genere Aedes, come Aedes aegypti ed Aedes albopictus, la zanzara tigre. Il virus appartiene alla famiglia delle togaviridae, del genere degli alphavirus. Le complicanze più gravi sono rare e possono essere di natura emorragica o neurologica, soprattutto nei bambini. In casi molto rari la Chikungunya può essere fatale, soprattutto in soggetti anziani.
Silvia Mosseri, 48 anni, consulente romana, ha contratto il virus lo scorso 13 Settembre: tra la fine agosto e i primi di Settembre decine di persone residenti nello stesso quartiere al centro di Roma in via Gallia, a Porta Metronia sono state colpite. La donna ha contratto la Chikungunya a Roma. Stessa sorte per suo figlio di 18 anni, la zanzara ha colpito almeno 20 persone, ma nessuno ne parla, la situazione è sommersa nel silenzio.
Nella notte del 13 Settembre, la donna racconta di essersi svegliata con la febbre altissima e dolori intensi alle articolazioni: la guardia medica le prescrisse anti-dolorifici. Per fortuna Silvia non ha assunto i farmaci perché la combinazione tra anti-dolorifici e Chikungunya può essere fatale e comportare anche un’emorraìgia interna.
Nel giro di due giorni le condizioni della donna peggiorano e la mattina del 15 Settembre si sveglia paralizzata, braccia e gambe immobilizzate, i piedi e una mano estremamente gonfi. Silvia si reca immediatamente al San Giovanni dove, visti i sintomi, le consigliano di recarsi al Spallanzani perché quasi sicuramente le sue condizioni sono dettate da un virus.
Finalmente giunge l’agognata diagnosi: Infezione da virus Chikungunya. Silvia rimane ricoverata fino al 19, dopo due giorni risulta infetto anche il figlio: scopre che nel suo palazzo ci sono stati 4 casi, 8 nel palazzo vicino, altri nel circolo sportivo Tennis Roma di via Ipponio. Silvia si chiede come sia possibile che tra gli abitanti del quartiere nessuno sapesse niente, perché nessuno ha avvisato la popolazione di zona del pericolo incombente emettendo linee guida preventive, soprattutto per anziani, immuno depressi, neonati.
Silvia ancora oggi ha difficoltà a camminare ed ha deciso di recarsi personalmente presso i vicini per informarli del pericolo, di quali anti zanzare devono usare per proteggersi. “L’ho fatto per una questione di coscienza. Siamo certi che siano state messe in atto disinfestazioni efficaci nei tempi giusti e con prodotti adeguati? È vero che ad aprile, con l’intento di salvaguardare l’ambiente, sono state fatte disinfestazioni con prodotti biologici? Sono in grado di raggiungere l’obiettivo di liberare la città da zanzare pericolose?”.
Silvia ancora non può lavorare, il virus è decisamente potente e rimarca che le persone devono essere informate sui rischi e le cure, anche se a Roma si è trattato di pochi casi su quasi tre milioni di abitanti.

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