Appia Antica: “AAA vendesi sepolcro di Sant’Urbano”

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“AAA Sepolcro di Sant’Urbano vendesi”, con annesso abuso edilizio: piscina e barbecue per feste e scampagnate. Da 36 anni il monumento sul parco dell’Appia Antica – cuneo di 3500 ettari nella pancia della Capitale che s’allunga fino ai Castelli Romani – in via dei Lugari 3 (secondo per importanza e bellezza solo a quello di Cecilia Metella), è di proprietà di privati. Lo aveva acquistato l’avvocato Gianfranco Anzalone nel 1981 dagli eredi del cardinal Lugari il quale, a sua volta, lo acquistò dal principe Alessandro Torlonia, primo proprietario, nel 1870, di cui si abbia notizia.

Oggi, proprietaria è la vedova Anzalone, Marisa Antonietta Gigantino, che, senza figli, ha deciso di disfarsi del monumento. La scelta per lei obbligata – trattandosi di un monumento storico, non è di interesse per acquirenti privati – è di offrirlo al pubblico. L’affare è possibile attraverso l’istituto della trattativa privata. Il prezzo non è quantificabile essendo un bene con vincolo archeologico per cui l’unica ipotesi sarebbe quella di partire dal prezzo di acquisto del 1981 e calcolarne la rivalutazione, al netto dei danni arrecati al monumento con i numerosi abusi edilizi che negli anni lo hanno deturpato. Un precedente c’è: il primo acquisto fatto con trattativa privata tra il Demanio dello Stato ed un privato, Evan Ewan Kimble (ovvero senza esercitare il diritto di prelazione) fu quello, sei anni fa, della tenuta archeologia di Santa Maria Nova, costata un milione e trecento mila euro.

• LA PROPRIETARIA: “VOGLIO CHE IL SEPOLCRO DIVENTI DELLO STATO”
“Voglio che quel sito archeologico diventi di proprietà dello Stato” spiega a Repubblica la signora Gigantino. “Ho fatto una offerta alla Soprintendenza – ha aggiunto – e sto aspettando una risposta”. La neo direttrice del parco archeologico dell’Appia Antica conferma il suo interesse. “È giusto e naturale – spiega Rita Paris – che quello straordinario sito archeologico torni alla pubblica amministrazione”. “Mio marito era affezionatissimo a quel Sepolcro – ricorda ancora Gigantino – e andavamo là a fare feste e scampagnate. Ma ora che lui non c’è più, e io sono malata, è giunto il momento perchè quel ‘gioiello’ archeologico possa passare al pubblico ed essere fruito da tutti”. “Per diversi anni non ho più potuto effettuare la manutenzione – dice ancora – qualche mese fa, grazie all’aiuto dei miei nipoti, ho provveduto a fare dei lavori per restituire un po’ di decoro all’area. Spero che la Soprintendenza risponda all’offerta che ho fatto attraverso il mio legale”.

Fonte Rupubblica.it