I 40 anni di Totti, simbolo (non solo) di Porta Metronia

Totti“Altro che leggenda, capità. Tu sei la storia”. Una frase lapidaria, in perfetto stile romano, quella che hanno scritto i tifosi di Porta Metronia, il quartiere limitrofo a San Giovanni in Laterano, per onorare il figlio più illustre della zona, Francesco Totti. E proprio Porta Metronia, quando si parla del giocatore più importante della storia giallorosa (ad esempio in questa vigilia di compleanno), torna protagonista di tour giornalistici a caccia di curiosità sul numero 10 della “Magica”.

Perché il “Pupone”, come i più sanno, è nato e cresciuto al numero 18 di via Vetulonia. Tanti, nella zona, conservano documenti a mo’ di “reliquie”: foto, autografi, sciarpe, ricordi. Tutti hanno voglia di riferire notizie e nell’emozionato racconto di testimoniare l’affetto per quell’eterno ragazzo dai capelli biondi. Così ricordano la mamma Fiorella, molto attiva nel quartiere, e soprattutto lui, Francesco, bambino, timido ed educato. Qui, tra questi palazzi di una Roma bella e popolare, c’è il campo della “Fortitudo Roma”, dove l’odierno Gladiatore ha tirato i primi calci al pallone. E qui c’è la pizzeria “Core de Roma”, sorta di museo giallorosso e punto di riferimento di ogni “caccia grossa” alle notizie. E poi c’è la novità, qui in zona, a pochi passi da questo luogo di culto: c’è uno dei più grandi murales che  ritraggono il capitano, una vera e propria gigantografia che ravviva la facciata della scuola media “Pascoli”.

I tanti omaggi per il capitano, che si moltiplicano in occasione delle 40 candeline, onorano principalmente i suoi numeri calcistici: Francesco Totti ha giocato complessivamente 866 partite e segnato 333 gol tra squadra di club – unicamente e tenacemente la Roma – e nazionali. E chi riteneva, soltanto l’anno scorso, che il conteggio dovesse amaramente fermarsi, ha sbagliato di grosso. Il capitano continua ad offrire invenzioni e sorprese, come meno di un mese fa il ribaltamento del risultato contro la Sampdoria all’Olimpico (dall’1 a 2 al 3 a 2), l’assist per Dzeko contro il Crotone mercoledì scorso o, davvero sorprendenti, gli applausi che il tifo granata (gemellato con la Lazio) gli ha tributato all’ingresso in campo domenica scorsa (ed è andato a segnare l’ennesimo rigore, per quanto ininfluente).

Si torna a parlare di Francesco Totti, per quanto non se ne è mai smesso, perché, appunto, è arrivato inesorabile l’appuntamento con i suoi primi 40 anni. Proprio mentre il decano tra i campioni del pallone dimostra con i fatti che sarebbe un peccato appendere gli scarpini al chiodo. Cosa che non desidera nemmeno la maggior parte dei tifosi. Dopo Alberto Sordi, emblema di tutti i Romani, Francesco da Porta Metronia, per quanto simbolo di una parte calcistica della Capitale, incarna però lo sportivo più amato. Gli applausi di Torino ne costituiscono la prova.

Per i 40 anni, com’è nel suo stile, c’è un atteso party al castello di Tor Crescenza: si comincerà alle ore 20 con un pranzo per 26 coperti, la famiglia (Francesco, la moglie Ilary Blasi, i figli Cristian 10 anni, Chanel 9 e l’ultima arrivata, Isabel di 6 mesi e mezzo) e le persone più intime. Poi arriveranno circa trecento invitati.

Ma al di là dei numeri calcistici, del tasso di amore collettivo sulle rive del Tevere per l’Ottavo Re di Roma o del gossip, la vita di Francesco Totti è film da mandare a memoria.

Il predestinato sedicenne di Porta Metronia venne lanciato il 28 marzo 1993 da Boskov in Brescia-Roma. Poi, il 4 settembre 1994, il primo gol con Mazzone contro il Foggia, un sinistro rasoterra. Quindi il feeling con Zeman e l’apoteosi con Capello, fino allo scudetto. Il mondiale 2006 con Lippi, indimenticabile. Più di recente, Luis Enrique, di nuovo Zeman, Garcia e di nuovo Spalletti in un rapporto iperconflittuale per la gioia degli organi d’informazione.

Straordinaria la sua visione di gioco, impeccabili gli assist, celebre il campionario di tacchi e di cucchiai rifilati anche a livello internazionale (come quello indimenticabile all’Olanda). E poi i gol, tantissimi: è al secondo posto tra i goleador italiani, davanti è rimasto solo Silvio Piola. La scelta tra le reti è difficile perché davvero variegata: lo stesso Totti ritiene la più bella quella contro l’Inter il 26 ottobre 2005, un indimenticabile cucchiaio. Per il cuore dei tifosi è indimenticabile quel destro al volo che superò Buffon e portò in vantaggio la Roma nel match-point scudetto all’Olimpico contro il Parma il 17 giugno 2001.

Poi i tanti gol dei derby, con relativi selfie o scritte sulla maglietta (celebre il “Vi ho purgato ancora”), tra cui quello del 5 a 1 alla Lazio il 10 marzo 2002 (con la dichiarazione d’amore a Ilary nella t-shirt, “6 unica”). Nel campionario anche quelli contro l’Udinese il 5 ottobre 2002 (4 a 1), contro il Torino nel 2002 dopo dribbling e finta al portiere, la botta al volo nel 4 a 0 a Bologna il 23 novembre 2003, l’esterno al volo contro la Sampdoria (2 a 4) il 26 novembre 2006.

Indimenticabile quello al Real Madrid il 30 ottobre 2002, una vittoria storica. E poi quello del 2014 al  Manchester con cui diventò, ad oltre 38 anni, il marcatore più “longevo” della Champions.

Certo, non manca qualche macchia sportiva, come lo sputo a Poulsen o il calcio a Balotelli. Ma anche extrasportiva, come le polemiche per l’amicizia con Luca Odevaine, l’ex vicecapo di gabinetto del sindaco Veltroni, poi coinvolto in Mafia Capitale. Ma si tratta di nei ben bilanciati dall’impegno come ambasciatore dell’Unicef o dalla tanta silenziosa beneficenza. Indimenticabili, nella sua carriera, anche i libri di barzellette e gli spot di successo.

Insomma, una carriera infinita entrata davvero nella storia dello sport. Un’avventura che, nonostante l’età (e i due tremendi infortuni, con una placca che ingabbia la caviglia sinistra da dieci anni), continua per la gioia della maggior parte dei tifosi italiani. Romanisti e non.